Zona NucleareIl sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari ,
la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi,
le situazioni ambigue di una vicenda attorno cui girano Miliardi di Euro

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Il sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari , la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi  italiano

    The only national site for collection of nuclear wastes in Italy, Sogin, Personages, Rules, radioactive wastes business  english
    Le seul site national pour la récolte des déchets nucléaires en Italie, le Sogin, les Personnages, les Règles, le business des déchets radioactifs  francais
    イタリアにおける国の統合核廃棄物処分場、la Sogin(核施設管理株式会社)、重要人物、法規、放射性廃棄物ビジネス  japanese
    El único “sitio nacional” por la recolección de la basura nuclear en Italia, la SOGIN, los personajes, las normas, el negocio de los desechos radiactivos  espanol
    Einziges Atommüll-Endlager in Italien, die SOGIN, die Mitwirkenden, die Normen, der Business des radioaktiven Abfalls  deutsch

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1. I.A.E.A. report of nuclear power development in Italy
2. What is SOGIN - Nuclear Plant Management?
3. What is ANPA (now called APAT)?
4. Decommissioning in Italy - National fact sheet
5. Status of decommissioning activities of Italian Nuclear Power Plants
6. More info about Scanzano Jonico (or Ionico) and nuclear waste repository
7. Italy to send nuclear waste abroad for disposal and UK to keep foreign nuclear waste


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L'impianto di Sellafield in Gran Breatagna: il trattamento, il trasporto e il riciclaggio dei rifiuti nucleari



Nel 1966 l’Italia sarebbe diventata il terzo Stato produttore di energia nucleare (dopo Usa e Regno Unito), ma non disponeva di sistemi per trattare e rendere meno dannosi i combustibili usati: così i carichi venivano inviati alla centrale di Sellafield per essere trattati e poi riconsegnati al nostro Paese dopo il cosiddetto “riprocessamento”.
Questo tipo di operazioni, all’epoca, passava quasi inosservato, perché le popolazioni non avevano ancora coscienza dei pericoli del nucleare: ciò spiega anche perché fino ad oggi il transito di questi carichi radioattivi - migliaia di tonnellate - nel Mediterraneo sia rimasto praticamente sconosciuto.
Ciò che adesso è possibile ricostruire non è molto, ma è comunque abbastanza per comprendere la portata del rischio che si è corso.
La compagnia britannica faceva la spola tra Anzio e Barrow con la “Stream Fisher” e la gemella “Pool Fisher”, navi che venivano utilizzate anche per trasporti non radioattivi, con il conseguente pericolo - per non dire certezza, considerate le tecnologie di quegli anni - della contaminazione degli altri prodotti.
Ma non solo. La “Pool Fisher” fece naufragio nel novembre del 1979 nel Canale della Manica: fortunatamente a bordo non aveva scorie atomiche ma soltanto potassio: tredici persone morirono comunque nell’incidente.


L'impianto di Sellafield in Gran BretagnaOggi il più importante gestore di traffici radioattivi via mare è la Bnfl (British Nuclear Fuels) compagnia proprietaria della centrale di Sellafield in Gran Bretagna. La Bnfl possiede una flotta di una decina di unità speciali classe “Pacific”, che offrono certamente una sicurezza superiore a quella - assai scarsa - degli anni Sessanta e Settanta.
Oltre alla Bnfl, anche la francese Cogema dispone di una flotta per il trasporto nucleare: c’è poi la britannica Ntl (Nuclear Transport Limited) che, con un traghetto, porta i materiali attraverso il Canale della Manica. Il business della navigazione radioattiva e del trattamento delle scorie è enorme e in costante crescita: la sola Bnfl ha con i clienti europei - senza dunque considerare Australia e Giappone - contratti per 18 miliardi di euro.  [1]


Sull’esterno dei bidoni di combustibile nucleare esaurito che viaggiano tra la Gran Bretagna e l’Europa continentale è stata registrata una concentrazione di radioattività circa 25 volte maggiore del limite internazionale di sicurezza.
Altri scandali su contenitori fortemente contaminati in Germania e in Francia hanno già paralizzato lo smaltimento delle scorie nucleari in Europa. Nel maggio del 1998, tutte le spedizioni di combustibile esaurito provenienti dalle centrali tedesche, svizzere e francesi dirette verso gli impianti di smaltimento di La Hague in Normandia e Sellafield in Scozia furono sospese a tempo indeterminato
Inoltre, il governo inglese ha annunciato che l’unico altro impianto europeo di smaltimento, a Dounreay in Scozia, chiuderà nel 2006 perché antieconomico. «Queste notizie segnano la fine dell’industria dello smaltimento scorie», dice Mycle Schneider del World Information Service on Energy, un gruppo antinucleare basato a Parigi.
Nel maggio 1998 la British Nuclear Fuels (BNFL) ha già ammesso che, dal 1995, al terminale ferroviario di Dunkirk 6 bidoni su 312 avevano un livello di contaminazione esterna «da dieci a venti becquerel per centimetro quadrato». Il livello di sicurezza raccomandato dalla International Atomic Energy Agency è di quattro Bq/cm2. Ed ancora sempre la BNFL ha dichiarato a NewScientist che un bidone partito dalla Germania nel marzo di quest’anno presentava 100 Bq/cm2 all’arrivo a Dunkirk. Inoltre, negli ultimi tre anni, alcuni ispettori hanno trovato sul molo di Barrow otto bidoni che superavano il livello di sicurezza. Il peggiore aveva una contaminazione di 60 Bq/cmq.
La BNFL continua a sostenere che la contaminazione non presenta un rischio per la salute, e dice che è causata dalla trasudazione dei bidoni durante il trasporto. Quando vengono riempiti, la vernice e il metallo esterni assorbono radioattività che è difficile da rimuovere con la pulizia. Poi, durante il trasporto, gli isotopi vengono rilasciati.
In Gran Bretagna non ci sono state comunicazioni ufficiali sul superamento dei livelli di sicurezza, né al ministero dell’Ambiente o dei Trasporti, né alle regioni che supervisionano le spedizioni di scorie nucleari. «Non informiamo gli organi di controllo perché non c’è alcuna legge che ci obblighi a farlo», dice un portavoce della BNFL.
Nel maggio 1998 il ministro dell’Ambiente tedesco Angela Merkel ha proibito il trasporto di combustibile esaurito, dopo aver scoperto che 11 bidoni su 55 di quelli mandati in Francia nel 1997 erano contaminati fino a 13.400 Bq/cm2. Ha dichiarato «completamente inaccettabile» il fatto che le compagnie nucleari non abbiano fatto rapporto al suo ministero sul superamento dei livelli di sicurezza.
La compagnia ferroviaria francese, SNCF, ha sospeso tutte le spedizioni dopo che le autorità competenti hanno scoperto che un quarto dei bidoni e il 35 per cento dei vagoni ferroviari arrivati l’anno scorso al terminale di Valognes vicino a La Hague erano contaminati da cobalto 60 e cesio 137 al di sopra del limite di sicurezza. Così come in Germania, le compagnie nucleari non avevano informato il governo della situazione da almeno dieci anni.  [2]


Il trasporto, nonostante resti altamente pericoloso, è ripreso due mesi dopo per ordine governativo.
Ancora nel maggio 1998, Greenpeace ha documentato la contaminazione radioattiva del Mar d'Irlanda, provocata dagli scarichi dell'impianto di ritrattamento di Sellafield (Gran Bretagna). Dopo che nel 1994 il governo britannico ha autorizzato la società BNFL, che gestisce l'impianto, ad aumentare rispettivamente del 900% e del 1100% gli scarichi liquidi e gassosi di Sellafield, il livello di radioattività di alcuni pesci catturati nel Mar d'Irlanda è risultato 42 volte più alto dello standard fissato dall'Unione europea. Particolarmente contaminate dagli scarichi liquidi (circa 9 milioni di litri al giorno) sono risultate le aragoste, il cui livello di radioattività è cresciuto di oltre 90 volte in quattro anni.
Tanto è vero che nel giugno 1998, la società BNFL ha dovuto uccidere nella zona di Sellafield oltre 700 piccioni, le cui penne ed escrementi erano risultati contaminati da radionuclidi di plutonio, e rimuovere 200 tonnellate di suolo da un giardino contaminato dagli stessi piccioni. I corpi dei volatili, chiusi in contenitori di acciaio e sepolti all'interno dell'impianto, resteranno pericolosi per migliaia di anni.  [3]

  
Nel 1999, 250 chilogrammi di combustibile Mox causarono un vero e proprio incidente diplomatico tra Londra e Tokyo, innescato dalle accuse degli ambientalisti, quando saltò fuori che la Bnfl aveva falsificato alcuni dati sulla sicurezza. I nipponici rifiutarono l'attracco sostenendo che la nave doveva tornare indietro. Un incidente che ancora brucia nel curriculum e nel portafoglio della British Nuclear Fuels.  [4]

Il viaggio del Mox: Gran Bretagna - Giappone

La successiva inchiesta ha accertato che alla centrale di Sellafield le maestranze hanno falsificato per anni alla grande i dati su un combustibile atomico esportato in Giappone. L’hanno fatto perchè la raccolta di quei dati richiedeva un lavoro lungo, noioso, ripetitivo con un misuratore laser. Lo scandalo riguarda una miscela di ossido di uranio e plutonio ("mox") prodotta a Sellafield - sulla costa ovest dell’Inghilterra, in faccia all’Irlanda - e destinata in buona parte ai reattori nipponici. Dal 1996 in poi i controlli di qualità e di sicurezza hanno lasciato a desiderare.
I giapponesi della società Kansai hanno avuto i primi sospetti sull’attendibilità dei dati alla consegna di una partita di "mox" e  un’inchiesta ordinata dal governo Blair ha confermato il peggio: a Sellafield, specializzato nel trattamento delle scorie radioattive, ci sono stati "sistematici fallimenti di management". Per il governo Blair la faccenda è stata molto imbarazzante, innanzitutto nei confronti di Tokio che ha già protestato e si prepara a restituire il "mox" non testato a regola d’arte. Lo scandalo ha anche deragliato un piano di parziale privatizzazione di Bnfl (una potenziale da 4.500 miliardi di lire per l’erario britannico) e ha fornito nuovi, palpitanti spunti al fronte anti-nucleare.
Tuttavia, a detta dei dirigenti della Bnfl, il "mox" esportato nel paese del sol levante con le bolle d’accompagno fasulle non è per nulla pericoloso ma i giapponesi saranno indennizzati per i madornali e spudorati errori commessi a Sellafield.  [5]

Il problema dello smantellamento degli armamenti nucleari, l' uranio altamente arricchito (HEU), il plutonio e il mox




Per quanto riguarda l'Italia, l'Enel stipulò nel 1980 un contratto con la società inglese British nuclear fuel (Bnfl) per il riprocessamento di 105 tonnellate di biossido di uranio a Sellafield: restano ancora da inviare in Inghilterra 53,3 tonnellate di combustibile divise in 259 barre. L'impianto, in funzione dal 1953, è una delle principali fonti d'inquinamento radioattivo al mondo, la radioattività del mare d'Irlanda è la più alta mai registrata e questo ha provocato ripetute proteste del governo irlandese che ne chiede la chiusura. A Sellafield arrivano scorie da tutte le centrali europee e anche dal Giappone. Solo nel 2010 chiuderà l'impianto, perché si sono resi conto che è pericoloso e costosissimo e ora sperano di usarlo per stoccare le scorie.  [6]


Il trasferimento di parte del combustibile nucleare italiano irraggiato presente nel Deposito Avogadro di FIAT AVIO di Saluggia all’impianto di ritrattamento di Sellafield è previsto nell’ambito degli “indirizzi strategici” del Ministero dell’Industria del 14.12.1999 e ribadito tra i compiti della Sogin S.p.A. (proprietaria del combustibile) nel D.M. del Ministero delle Attività Produttive del 7.5.2001.
Sono attualmente immagazzinati nella piscina del Deposito Avogadro 371 elementi (di cui 49 provengono da Trino e 322 da Garigliano): il trasporto riguarda 259 elementi UO2 di Garigliano, mentre per i rimanenti 112 elementi è attualmente previsto lo stoccaggio a secco in attesa del definitivo smaltimento presso il futuro deposito unico nazionale.
Il trasporto è di tipo multimodale: su strada (mediante tir) da Saluggia a Vercelli, su ferrovia da Vercelli fino a Modane e al porto di Dunquerque (Francia), poi via mare dal porto di Dunquerque al porto di Barrow (Gran Bretagna) e su ferrovia da Barrow all’impianto di Sellafield.
Il contenitore di trasporto utilizzato è il modello NTL 3Ma progettato da BNFL (British Nuclear Fuel Ltd) e costruito in due esemplari di proprietà Sogin S.p.A. Esternamente il contenitore si presenta con una forma cilindrica, completato con due assorbitori d’urto posizionati alle estremità. Tra la parete interna e quella esterna del contenitore sono inseriti 185 mm di piombo lungo le superfici laterali, 170 mm di piombo sul fondo e 165 mm di piombo sul coperchio con funzione schermante. Le schermature di piombo sono circondate da uno schermo termico. Le sue caratteristiche principali sono:
 
peso in condizioni di trasporto 57800 kg
materiale strutturale acciaio
materiale strutturale schermante piombo
altezza senza assorbitori d’urto 3.791 m
diametro massimo senza assorbitori d’urto 1.753 m
numero di guarnizioni del coperchio 2
numero di elementi trasportabili 10

Operazione di movimentazione del cask presso il punto di trasferimento multimodale di Vercelli
Le operazione di movimentazione del cask (il contenitore con le barre di materiale radioattivo) presso il punto di trasferimento multimodale di Vercelli è realizzato in ottemperanza alla normativa internazionale IAEA, con riferimento al documento "Regulations for the Safe Transport of Radioactive Material" – 1996 Edition (Revised), alla "Regolamentazione concernente il trasporto internazionale di sostanze pericolose su strada" (ADR) e alla "Regolamentazione concernente il trasporto internazionale di sostanze pericolose su ferrovia" (RID). 
[7]


In tutto, per inviare in Gran Bretagna le rimanenti 53,3 tonnellate di combustibile divise in 259 barre, sono stati previsti 13 trasporti che partiranno appunto da Saluggia. Il primo di questi trasporti è stato effettuato nell'aprile 2003.
Durante questi trasporti, ai sindaci dei Comuni italiani interessati è  chiesto di collaborare per affrontare eventuali emergenze: in particolare si tengono riunioni della protezione civile nei Comuni per allertare i volontari in caso di incidente nucleare. Ma in caso di incidente tutto sarà in mano a personale altamente specializzato: nessun civile potrà avvicinarsi alla zona interessata e la popolazione entro 200 metri dal punto interessato sarà invitata a chiudersi in casa dalle forze dell'ordine attraverso avvisi con megafono.
Questa è però solo l'ipotesi peggiore. In realtà, i gradi di pericolosità di un eventuale incidente sono suddivisi in una scala di quattro livelli. Il più grave prevede una caduta del cask (il contenitore con le barre di materiale radioattivo) da un'altezza di 9 metri (sono già stati effettuati test di tenuta per cadute da questa altezza) con un'eventualità di incendio intorno al contenitore della durata fino a 30 minuti. Questa fatalità potrebbe verificarsi in caso di deragliamento del convoglio o di tamponamento, attentato o sabotaggio. La rottura del contenitore con un incendio nelle vicinanze potrebbe provocare una fuoriuscita di liquido radioattivo e la sua vaporizzazione causata dal calore. In questo caso, appunto, si sarebbe in presenza del livello 1 di rischio con invito alla popolazione a non uscire di casa e a chiudere le finestre.
Imponente l'apparato di sicurezza mobilitato. I carabinieri e la polizia presidiano tutti i cavalcaferrovia e tutte le stazioni. Nessuno potrà avvicinarsi. Inoltre, Trenitalia blocca ogni passaggio di treni dall'una alle 4 e le strade lungo la ferrovia e di accesso alla ferrovia sono pattugliate ed è vietato il transito a tutti i veicoli. Il convoglio è scortato passo passo su ferrovia e su strada. Su strada circolano due mezzi (a bordo dei quali è presente una squadra specializzata munita di apparecchi per il controllo della radioattività) che cercano di mantenersi il più possibile vicino alla ferrovia. Entrambi i mezzi procedono ad una certa distanza dal treno: uno prima e l'altro dopo, cercando sempre di avere il treno in mezzo. Le due squadre devono aiutare in caso di incidente, ma soprattutto rilevano la radioattività prima e dopo il passaggio del convoglio. Il treno ha di solito questa composizione: due motrici (una in caso di emergenza e di ritorno indietro), un carro cuscinetto, un carro con un contenitore, un altro carro cuscinetto, l'altro carro con il cask e un ultimo carro cuscinetto. Viene scortato da altri due brevi convogli: uno davanti e uno dietro, con personale dei vigili del fuoco, dell'Arpa, della Sogin attrezzati per intervenire in caso di incidente e incendio. Nel tunnel del Frejus c'è una scorta rafforzata. [8]


Il combustibile ritrattato nell'impianto inglese diventerà in grande percentuale, uranio impoverito (materiale a bassa e media attività, usato per bombe, proiettili perforanti, combustibile per altre centrali e motori nucleari) e, in piccola percentuale, materiale ad altissima attività radioattiva stoccato in blocchi vetrificati.
Per contratto con la Bnfl, dopo il trattamento ritornerà in Italia solo quest'ultimo materiale ma, assicurano alla Sogin, solo dopo che sarà stato individuato il sito unico nazionale di stoccaggio definitivo.
Nel frattempo tutto resterà lì, magari pagando un affitto. [9]


Un' ultima cosa: il prezzo dei viaggi lo paghiamo noi: cinque centesimi di euro su ogni kilowatt della bolletta ENEL di ciascun cittadino. L'intera operazione, per altre 54 tonnellate altamente radioattive, costerà all'Italia - dati della SOGIN, la società statale che gestisce le scorie - 15 milioni di euro per i trasporti, più un milione e 244 mila euro per ogni tonnellata di rifiuti nucleari dai quali estrarre plutonio (buono per le bombe atomiche) e uranio impoverito.
Fino agli anni '70 si pensava che l'uranio 238 ("impoverito") fosse solo un rifiuto. Ma proprio nell'anno del contratto con l'ENEL è avvenuta la scoperta del suo potere militare. Nel '93 la BNFL ha ammesso ufficialmente di aver fornito la sostanza al ministero della Difesa britannico: e il ministero riconosce di aver utilizzato quell'uranio in tempo di guerra. Uranio italiano, pagato da tutti noi con la bolletta.   [10]


Nel movembre 2003 l'Authority britannica sulla pubblicità ha "pizzicato" il produttore pubblico di energia atomica British Nuclear Fuels (Bnfl), sostenendo che le sue pubblicità sulla protezione dell'ambiente sono ingannevoli. L'antefatto: in alcune pubblicità apparse sui giornali regionali Bnfl assicurava che la sua gestione della centrale nucleare di Sellafield, nel nord-ovest dell'Inghilterra, significa che "l'avvenire dell'ambiente è in buone mani". Secondo l'ente regolatore, però, la Bnfl non può "sapere ciò che avverrà delle sue scorie nucleari nel corso dei prossimi millenni", quindi la pubblicità è ingannevole perché "non si può effettivamente prevedere l'impatto della centrale nucleare di Sellafield sull'ambiente". Secondo Bnfl, queste pubblicità dovevano mostrare che il ritrattamento dei rifiuti e la pulizia del sito di Sellafield "non causeranno danni all'ambiente": tuttavia il gruppo ha dovuto promettere che nel corso dei prossimi cinquant'anni non farà più ricorso al genere di testo sin qui utilizzato.   [11]

 





 fonti:

http://www.unionesarda.it/unione/2003/16-06-03/regione/fat01/A03.html    [1]
http://www.scienzanuova.it/numeri/n07/n07_015.htm   [2]
http://www.zanichelli.it/scuola/geografia/dinucci/nucleare1.htm   [3]
http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/3d2589faa6040.html   [4]
http://old.lapadania.com/2000/febbraio/20/20022000p10a4.htm   [5]
http://www.lanuovaecologia.it/inquinamento/nucleare/2144.php   [6]
http://www.arpa.piemonte.it/intranet/HOME-PAGE-1/ambiente/AGENTI-FIS/Dipartimen/VERCELLI/DIPARTIMEN/1.htm_cvt.htm   [7]
http://www.lunanuova.it/servizi/dossier/salugg3.html   [8]
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003/un24/art2800.html   [9]
http://alberinonantenne.interfree.it/Nucleare7.htm   [10]
http://www.envi.info/news/2003/nov_2003/12_nov/settimana.html#top  [11]

 

 



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3. Il Sole come discarica per le scorie nucleari
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